contatti@lenuoveviedelmondo.com

Le Nuove Vie del Mondo

Le Nuove Vie del Mondo

Un quaderno d'approfondimento geopolitico.

.


facebook

facebook

 @ All Right Reserved 2020

 

​Cookie Policy | Privacy Policy

Cina e Stati Uniti, e il confronto a Ginevra: un grande gesto di responsabilità internazionale

2025-05-18 10:00

Filippo Bovo

Cina e Stati Uniti, e il confronto a Ginevra: un grande gesto di responsabilità internazionale

Al termine di una discussione definita “sincera, approfondita e costruttiva”, lo scorso 12 maggio a Ginevra Cina e Stati Uniti sono giunti ad un nuovo

pxb_6754350_b26c136708ae5e2e5ad4ecaa0877311a.jpg

Al termine di una discussione definita “sincera, approfondita e costruttiva”, lo scorso 12 maggio a Ginevra Cina e Stati Uniti sono giunti ad un nuovo equilibrio nei loro rapporti commerciali, indicando la possibilità di un'uscita dal loro precedente e parossistico clima di scontro. Quanto fatto dalle due grandi potenze, con la firma di una dichiarazione congiunta che nuova linfa ha infuso ai mercati internazionali finora in subbuglio, si potrebbe descrivere come un grande gesto di responsabilità internazionale. Per rendersene conto basterebbe guardare ai meri dati economici: la produzione di entrambe e il loro commercio bilaterale, infatti, ammontano rispettivamente a più di un terzo e più di un quinto del totale globale. Difficile, dunque, immaginarsi che il protrarsi del loro scontro potesse sortire qualcosa di buono al mondo intero, e men che meno alle loro imprese e ai loro cittadini, in particolar modo americani. 

 

Sono infatti proprio quest'ultimi ad aver subito i danni maggiori, frutto di un solo mese d'intensa vis polemica della Casa Bianca non soltanto con la Cina ma anche con gli altri vari ed importanti partner commerciali degli Stati Uniti: un caso ormai celebre, ad esempio, è quello delle uova razionate e pressoché irreperibili nei supermercati americani. Simili scene, fino a pochi anni fa, eravamo soliti associarle a paesi sotto pesante embargo o in grave crisi economica interna, dalla Cuba del “periodo speciale” Anni ‘90 all’Argentina del crack finanziario del 2001 fino alla Russia eltsiniana dell'immediata era post-sovietica. Oggi invece le vediamo manifestarsi negli Stati Uniti, novità a cui ben pochi in Occidente avrebbero potuto finora mai credere.

 

Proseguire uno scontro come quello visto nell'ultimo mese, dunque, avrebbe soltanto peggiorato una situazione che già di per sé appariva tutt'altro che promettente. Il tempo ci dirà se l'approccio di Trump e della sua Amministrazione fosse stato, al momento del varo dei “super-dazi”, di lanciare una grande provocazione con cui poter poi negoziare con le controparti godendo di più ampi margini di trattativa, o al contrario di stabilire dei punti fermi ed irrevocabili dai quali attendersi risultati sfolgoranti all'insegna del neo-isolazionismo e del protezionismo, rompendo con la globalizzazione. Se il realismo manifestato a Ginevra, con un incontro che ha sancito con la Cina un compromesso positivo ed incoraggiante per l'economia globale, tende a suggerire la prima ipotesi, la virulenza con cui quei “super-dazi” sono stati lanciati e zelantemente applicati anche con quasi tutti gli altri attori globali, grandi e piccoli che fossero, porta invece a puntare sulla seconda. 

 

Con gran parte degli altri e numerosi paesi a cui Washington ha applicato pesanti misure, poco di concreto è stato infatti finora raggiunto, suggerendo che quelle limitazioni potranno restare in vigore ancora per molto. Qualche animo più “maligno”, ma anche più ottimista, convinto che ogni volta in cui si chiuda una porta s'apra un portone, suggerirà che con un commercio globale fortemente “alterato” dal permanere di tali misure saranno altri a trarne beneficio, sostituendosi agli Stati Uniti come partner commerciali di primo rilievo per molti di quei paesi. La Cina, del resto destinata in molti di quei casi ad un simile sorpasso, sarà tra i principali attori a colmare quel grande vuoto lasciato dagli Stati Uniti, candidandosi a divenire anzitempo per quei paesi non soltanto un grande partner esportatore ma pure importatore. Assisteremo davvero ad un'accelerazione di certi equilibri non soltanto economici ma anche politici di per sé già destinati ad affermarsi? 

 

Avremo modo di valutarlo con le nuove misure decise a Ginevra, che dal 14 maggio vedono gli Stati Uniti e la Cina operare un taglio per 90 giorni di 24 punti percentuali rispetto alle loro precedenti misure, mantenendosi ad un'aliquota ad valorem del 10%. Sebbene un ritorno ai livelli commerciali di un mese fa appaia ad ora un traguardo piuttosto fisiologico, non si potrà dire lo stesso per i danni direttamente ed indirettamente registratisi al resto del commercio internazionale. Oltre all'inflazione negli Stati Uniti, che continua a salire anche in quel caso con effetti seri per la salute di molte economie nel mondo e non soltanto di quella americana, vanno infatti considerati i colpi inferti alle catene industriali e d'approvigionamento globale. Il sistema commerciale multilaterale risulta a tutt'oggi alterato, e le sue regole calpestate, con grandi preoccupazioni da parte anche d'istituzioni un tempo considerate come i “cani da guardia” degli Stati Uniti nel loro predominio economico internazionale quali il Fondo Monetario Internazionale e la Banca Mondiale. 

 

Certo, è anche vero che a quel tempo globalizzazione e predominio economico internazionale degli Stati Uniti coincidevano o quasi, con la prima che si presentava come uno strumento del secondo. Nel quadro dell'ordine internazionale del tempo, quello dell'unipolarismo a guida americana, la globalizzazione era al contempo un requisito e un effetto del cosiddetto Washington consensus. Il venir meno di questo precario equilibrio, fondato sui dogmi Anni ‘90 della “fine della storia” e dell’ineluttabilità ed eternità di un solo sistema possibile, corrispondente al modello americano e alla sua centralità nel dominio internazionale, ha rimesso in discussione molte certezze che in precedenza giammai a Washington o altrove si sarebbero considerate tanto attaccabili. In pratica non s'accettava l'idea che anche altre potenze potessero, anche per fisiologico effetto di un simile sistema, sorgere ed affermarsi a loro volta. 

 

Pure accettar questo, di fatto accettando anche l'inevitabile e progressivo affermarsi di nuovi equilibri internazionali, non guidati da un solo polo ma da più poli politici ed economici al contempo, potrà rappresentare per Washington un importante gesto di responsabilità nei confronti dei suoi tanti interlocutori e del mondo intero.

image-868

ISCRIVITI ALLA NEWSLETTER

Rimani aggiornato su tutte le novità e gli ultimi articoli del Blog