contatti@lenuoveviedelmondo.com

Le Nuove Vie del Mondo

Le Nuove Vie del Mondo

Un quaderno d'approfondimento geopolitico.

.


facebook

facebook

 @ All Right Reserved 2020

 

​Cookie Policy | Privacy Policy

Sudan, Somalia, Yemen, corsi e ricorsi storici tra Africa e Medio Oriente

2025-05-15 15:00

Filippo Bovo

Sudan, Somalia, Yemen, corsi e ricorsi storici tra Africa e Medio Oriente

A volte girano voci di connessioni tra gli Houthi ed al-Shabaab. Pensarlo però è di un’ingenuità colossale. Non tanto perché siano sciiti i primi e su

25011101003659_org.jpeg

A volte girano voci di connessioni tra gli Houthi ed al-Shabaab. Pensarlo però è di un’ingenuità colossale. Non tanto perché siano sciiti i primi e sunniti i secondi, dato che pur messa fortemente alla prova dall’azione destabilizzante israelo-americana la ricucitura tra le due grandi famiglie dell’Islam operata nel 2023 dalla Cina ha comunque tenuto, e potrebbe persino essere l’unica ragione per una loro coesistenza; ma perché le loro cause sono diametralmente opposte e così pure i loro sponsor ed alleati.

 

A sostenere gli Houthi sono innanzitutto gli iraniani, con gli altri attori sciiti della regione e i sunniti che vi si sono avvicinati, in sintonia con l’ideale di combattere Israele, le ingerenze occidentali in Medio Oriente e l’occupazione della Palestina; a sostenere gli al-Shabaab, invece, sono gli Emirati Arabi Uniti (EAU) e più nascostamente proprio Israele, come fa anche con Tahir al-Sham e le altre filiazioni di ISIS ed al-Qaeda in Siria o in altri paesi, con l’ottica di mantenere destabilizzata e disgregata la Somalia proprio come nell’altro caso invece è di mantener tale la Siria, o l’Iraq e via dicendo. Dopotutto, tramite Bosaso, nello Stato settentrionale somalo del Puntland, gli EAU possono recapitare tramite gli al-Shabaab forniture militari che poi, attraversando la complice Etiopia, raggiungeranno le RSF in Sudan.

 

Gli amici ricorderanno che le RSF sono l’evoluzione dei vecchi Janjaweed che già sparsero molto sangue nel Sudan e nel Ciad ai tempi del conflitto del Darfur, proprio come lo spargono nel conflitto civile sudanese odierno; e che, quando ancora erano note con quel loro vecchio nome, peraltro mai davvero caduto in disuso, furono impiegate sempre dagli Emirati anche nello stesso Yemen, contro gli Houthi vittoriosamente insorti e giunti al potere a Sanaa. E dove le usarono? Nelle aree dello Yemen meridionale, un tempo sotto la Repubblica Democratica Popolare poi ricongiuntasi con lo Yemen settentrionale, la Repubblica Araba, dove poi a metà Anni ’90 era scoppiata la guerra civile e secessionista che molto filo da torcere aveva dato a Sanaa, all’epoca ancora sotto Saleh, e di fatto trascinatasi sino ai rivolgimenti del 2010/2012, e alla rivoluzione degli Houthi del 2015.

 

Insomma, conti che tornano, nonostante gli inevitabili e tanti cambi di fronte nelle varie fazioni in gioco: basti pensare al vecchio Saleh che, perso il potere, presto s’unì proprio a quegli Houthi che a suo tempo aveva combattuto, contro il governo di Mansur Hadi già suo vice che l’aveva sostituito; a suo figlio che, dopo la sua morte, tornò poi a combatterli e che recentemente s’è di nuovo riallineato dalla loro parte, dunque tradendo gli Emirati e i loro alleati informali israelo-americani per divenire alleato funzionale, attraverso gli Houthi, dell’Iran e dell’asse sciita e filo-sciita.

 

Non si creda che anche nelle vicine Somalia e Sudan non si siano visti dei rivolgimenti analoghi, e lungo sarebbe in tal senso l’elenco da fare, ad esempio con la coesistenza al potere tra FFAA e RSF a Khartum, ereditata dalla caduta di Bashir e poi andata in frantumi nel 2023, con lo scoppio dell’attuale guerra civile. Proprio perché tanti sono stati i rivolgimenti e i cambi di fronte, e di carte in tavola, è più che mai importante mantenere la bussola e non perdere di vista i dati essenziali, i punti di riferimento e la conoscenza dei fatti pregressi: altrimenti davvero si rischia di credere all’impossibile e di dubitare magari del reale.

 

A quanti talvolta si chiedono quali saranno gli esiti della guerra civile sudanese, tante volte ho provato a dar risposta narrando dei “Piani B” portati avanti dalle RSF, come in primo luogo una secessione volta a dar vita ad un criptostato con un proprio governo, già esistente nella complice Nairobi, che incontrerebbe un parziale riconoscimento da parte di quanti muovono quelle milizie, come EAU ed Israele, e più nell’ombra i vari partner occidentali. Si tratta di un copione già visto anni fa, con la divisione de facto dello Yemen, od ancor prima della Somalia, di cui del pari molto è stato scritto, e in epoca attuale, coi fatti dalla Siria che animano in tanti.

 

Lo Yemen nel 1990 aveva visto la riunificazione tra la Repubblica Araba del nord e quella Democratica Popolare del sud, salvo di lì a breve cadere nel conflitto civile e separatista, con gli elementi del sud insoddisfatti di come la politica del nord si fosse impadronita dei loro territori; sconfitti nel 1994, avevano perso anche la residua presenza che vantavano nel nuovo regime unificato, prima di tutto con l’espulsione di gran parte dei membri dell’ex Partito Socialista Yemenita e del vicepresidente al-Beidh, già leader nel vecchio Sudan del sud. Dal successivo, progressivo peggioramento della situazione il conflitto nel sud non ha fatto che salire fino alle prime grandi e nuove manifestazioni del 2007, con tutto quel che poi ne è seguito.

 

Come nel 1994, la repressione dell’autorità centrale nel 2007 e negli anni seguenti ha mandato in frantumi il paese, con la contemporanea rivoluzione sciita degli Houthi a nord e dei separatisti al-Hirak al sud. Diverse le loro collocazioni politiche: con Teheran i primi e con gli EAU e con Israele e gli USA i secondi, seppur in questo caso sotto una poco più che blanda veste che per parte di loro è veterosocialista e panaraba, mirata ad evocare una continuità con una Repubblica Democratica Popolare di fatto ormai scaricata anche dai suoi stessi ex membri ed eredi; mentre altre filiazioni di al-Hirak, invece, sono più apertamente salafite. Controlla poi molte aree del sud, ossia del governatorato di Abyan, e il capoluogo Aden, che già fu capitale della vecchia Repubblica Democratica Popolare.

 

Qualcuno dirà, vedendo gli ex socialisti di quella repubblica, un tempo filo-sovietica, che sorprenda saperli a braccetto con gli EAU, con Israele, con gli anglo-americani e gli altri partner moderati filo-occidentali, addirittura coi salafiti e i loro corrispettivi africani, Janjaweed oggi RSF sudanesi ed al-Shabaab somali, ma… non è stato forse così in Iraq con gli ex baathisti, che disinvoltamente si sono in parte riciclati persino nel Califfato? in Libia, con quanti sono confluiti nelle varie milizie e nei governi post-Jamahiriya, in Somalia dove pure c’era una Repubblica Democratica, quella di Barre, i cui tanti apparati si sono sparsi in mille rivoli, tra nuova Repubblica Federale, Puntland, Somaliland non riconosciuto ed ugualmente “collegato” ad Israele, EAU ed anglo-americani, e un’ulteriore pletora di piccoli Stati nel tempo nati e scomparsi secondo i tanti giri di valzer dei signori della guerra che li avevano voluti? e ora anche in Siria, dove per la verità da tempo dalla vecchia struttura baathista molto è defluito verso ben altri destini, con un copione ormai ridondante a descriversi?

 

Il riciclaggio personale, la prosecuzione dei vecchi affari e dei vecchi consociativismi clanici rappresenta in tutti questi contesti un filo conduttore che sopravvive all’andare e venire delle tante sovrastrutture politiche e statuali: perderlo di vista, porta alla perdita di molti elementi di comprensione. Così pure per il Sudan, il cui mosaico, come intuibile, è da considerarsi oggi non meno arduo da ricomporre.

image-868

ISCRIVITI ALLA NEWSLETTER

Rimani aggiornato su tutte le novità e gli ultimi articoli del Blog