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Dalla guerra in Sudan a quella tra India e Pakistan, l'ombra israelo-americana (e non solo) dell'IMEC

2025-05-12 16:00

Filippo Bovo

Dalla guerra in Sudan a quella tra India e Pakistan, l'ombra israelo-americana (e non solo) dell'IMEC

Alcuni giorni fa il Sudan ha interrotto le sue relazioni diplomatiche con gli Emirati Arabi Uniti, principali sostenitori delle RSF (Rapid Support For

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Alcuni giorni fa il Sudan ha interrotto le sue relazioni diplomatiche con gli Emirati Arabi Uniti, principali sostenitori delle RSF (Rapid Support Forces) rivoltatesi contro il governo di Khartum nell'aprile del 2023, da allora spargendo sangue a piene mani in tutto il paese. Le relazioni tra Khartum e Abu Dhabi erano dunque tese da tempo, ma la goccia che ha fatto traboccare il vaso è stato il comportamento non proprio molto onorevole della CIG (Corte Internazionale di Giustizia) che, adducendo difetti di giurisdizione, ha preferito rigettare l'istanza sporta alcuni mesi fa dal Sudan contro gli EAU per il loro supporto alle RSF e alla guerra civile sudanese.

 

Il ruolo di Abu Dhabi, media potenza con capacità ed ambizioni di grande potenza, tale da collocarla in una rete d'alleanze tanto diversificata che ad alcuni potrebbe addirittura apparir contraddittoria, ha giocato certamente un peso nelle decisioni della CIG. Nella sua vigorosa politica multivettoriale, retta da un ruolo in campo energetico e da un potere finanziario indubbiamente di primo piano, in fondo c'è spazio un po' per tutti: buoni rapporti con Israele e i paesi occidentali, dagli Stati Uniti all'Unione Europea, ma anche col gruppo BRICS+ di cui è entrata a far parte nel 2023; mentre nella guerra tra Russia ed Ucraina, ha svolto più volte il ruolo di mediatore per lo scambio di prigionieri, forte delle buone relazioni con entrambi i contendenti. Tale politica, tuttavia, conosce sempre qualche gradiente in termini d'intensità dei rapporti sviluppati con questo o quell'interlocutore: con alcuni partner BRICS+, per esempio, la collaborazione è molto più intensa che con altri, coi quali magari a prevalere sono soprattutto le conflittualità, e viceversa.

 

Le ambiguità nel conflitto in Palestina, con Abu Dhabi più vicina a Tel Aviv che ai suoi principali partner arabi e all'Iran, altro membro BRICS+, così come ad altri grandi membri del gruppo, è una delle "pietre dello scandalo" alla base di certe diffidenze. Lo stesso dicasi per il conflitto in Sudan, con l'appoggio alle RSF che pone gli EAU in diretto contrasto con altri membri BRICS+ come Egitto, Iran e Turchia (in tale vicenda sostenuti in modo preferenziale da parte di Russia e Cina per la loro difesa del legittimo governo sudanese e dell'unità nazionale del paese); mentre Abu Dhabi a sua volta agisce soprattutto in consorzio con Israele, Stati Uniti, Francia ed Inghilterra, e così pure con l'Etiopia (altro membro BRICS+ che nel Corno d'Africa in tale vicenda agisce da sua e loro testa d'ariete). Insomma, far parte dei BRICS+ non necessariamente implica per Abu Dhabi delle rinunce a portare avanti certi "affari strategici" anche con altri ancora, persino contro gli interessi di molti partner e membri di quella stessa rete d'alleanze verso cui un osservatore esterno s'aspetterebbe invece una linea meno contraddittoria: la priorità perseguita è prima di tutto quella di una sostanziosa contropartita.

 

Tuttavia un tale comportamento non è proprio soltanto degli EAU, ma anche di un altro grande membro BRICS+, addirittura uno dei suoi fondatori come l'India. Il recente conflitto tra India e Pakistan, al momento sanato da una fragile tregua, ha visto la pronta solidarietà di Tel Aviv per la prima, un aspetto prontamente avvertito da molti osservatori nostrani, già assai indignati dalla non proprio commendevole condotta israeliana in Palestina e Medio Oriente. A tal proposito giova però ripetere alcune parole già spese alcuni giorni fa.

 

Qualcuno si chiede perché mai Israele supporti l'India, dichiarando con prevedibili parole (e, in effetti, quante altre volte le abbiamo sentite?) che New Delhi abbia tutto il diritto di difendersi. Beh, una risposta risiede per esempio nel cosiddetto IMEC o Nuova Via del Cotone, il corridoio economico che dovrebbe collegare l'India agli EAU, fino ad Israele per poi da lì raggiungere l'Europa e gli Stati Uniti (vi è anche un altro canale, parallelo, sia tramite il Mar Rosso che l'Africa Orientale e Centrale, e ciò pure spiega molti dei problemi firmati di consorzio da Israele e dagli EAU proprio da quelle parti, innanzitutto nel Sudan di cui non a caso parlavamo al principio di quest'articolo, come pure in Congo o in Sud Sudan, con l'aiuto d'altri partner locali come, oltre all'Etiopia, il Kenya, il Rwanda, ecc).

 

L'IMEC dovrebbe far concorrenza alla ben più storica ed affermata BRI, o Nuova Via della Seta, facendo così dell'India il competitore della Cina per conto occidentale. Vedremo quanto longevo sarà questo obiettivo, alla luce del parallelo bisogno di reindustrializzazione degli Stati Uniti, oltretutto a spese pure dei propri partner ed alleati. Ma il collegamento tra India, EAU ed Israele previsto dall'IMEC e la corrispondenza con gli odierni conflitti che si troverebbe ad attraversare desta in ogni caso non poche attenzioni. Anche il CPEC, il Corridoio Economico Cina-Pakistan che dallo Xinjiang raggiungerebbe l'Oceano Indiano tramite il porto pakistano di Gwadar, guarda caso si vede minacciato dalla nuova guerra scoppiata tra Nuova Delhi ed Islamabad intorno alle aree del Jammu e Kashmir.

 

Tutte queste vicende, come il gioco di Israele e degli EAU nel Sudan, il loro sostegno all'India nell'attacco al Pakistan, la grande partita strategica dell'IMEC, ci ricordano quante liquidità e trasversalità possano esserci negli equilibri e nei rapporti internazionali. Dopotutto, come già raccontavamo, il fatto d'esser membri BRICS+ non impedisce a nazioni come India, EAU ed Etiopia d'entrare in contrasto con altri membri del gruppo per associarsi piuttosto a Stati Uniti ed Israele, soprattutto quando si parla di portare avanti una certa precisa agenda politica. Mentre altri paesi ancora, che dei BRICS+ non fanno parte, hanno invece posizioni decisamente molto più vicine ed organiche proprio coi suoi membri più rilevanti, come Cina e Russia, che oltretutto sono anche le due "colonne portanti" della SCO (Organizzazione per la Cooperazione di Shanghai). Se gli intrecci e le trasversalità sono dunque molteplici e rilevanti, le poste in gioco non lo sono dunque molto di meno.

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