
Gli incontri a Riyad tra emissari russi ed americani, durati dodici ore, hanno sortito esiti ormai ampiamente diffusi dalla stampa, e scriverne in tal sede potrebbe quantomeno rivelarsi pleonastico; proprio per questo è più interessante semmai vedere come si miri a presentarli in guisa di "concessioni", date da un mediatore che invece, schermandosi dietro Kiev, è finora stato e tuttora continua ad essere parte attiva di un conflitto che nel frattempo ha perso. Ciò che la Casa Bianca, con la nuova Amministrazione, ha cercato di fare è stato infatti proprio un frettoloso e disinvolto cambio di panni: prima gli Stati Uniti erano il Generale quasi in borghese, mentre l'Unione Europea, il Regno Unito e la NATO i suoi ufficiali in divisa, ben riconoscibili, e soprattutto proprio per questa ragione anche molto più esposti; li ha mandati avanti, e ben volentieri costoro ci sono sempre andati, anche perché oggettivamente d'alternative non ne avevano e non ne vedevano. Il Cremlino nel mentre lascia fare, perché sa che per gli americani salvare le apparenze, e la reputazione, è tutto: dietro la bella facciata si può nascondere il peggio, anche la peggior vergogna, o la peggior sconfitta strategica; ma intanto, che quella bella faccia dietro cui nasconder tutto ci sia, perché sennò son dolori e, oltreoceano, se viene meno quella sono sempre seri guai. Là vi crollano matrimoni da sogno con divorzi miliardari, e fior d'aziende vi bruciano miliardi di capitalizzazione in borsa, quando vengono meno certe apparenze: ecco perché, agli americani, quelle non si devono mai toccare.
Del resto, non è diverso neppure per gli europei, che tuttavia si devono accontentare: sono i "numeri due" e "numeri tre" che hanno messo un bel po' di firme al posto del principale, del Generale quasi in borghese, e ora il prezzo sono soprattutto loro a doverlo pagare. Però, si può notare come anche la nostra stampa cerchi come può di rivoltare ogni frittata possibile ed immaginabile nel non sempre facile tentativo d'addolcire ogni pillola: e così, per fare un esempio, la revoca di molte sanzioni, limitazioni portuali ed aggravi assicurativi, e via dicendo, sono spacciate per concessioni date dal Generale perdente ertosi a mediatore, anziché condizioni dettate dal presunto sconfitto a cui non ha potuto dir di no: ma la storia c'insegna che mai s'è visto un perdente dettar condizioni ed uno sconfitto far concessioni. Si possono però fare compromessi, tenere un gioco delle parti, quello sì: tanto, già lo dicevamo, sono gli europei quelli chiamati a pagare il prezzo peggiore. Non a caso la nostra stampa tanto parla del nuovo missile ucraino, il Long Neptune, capace a suo dire di cose strabilianti: così da prepararsi pure l'eventualità, un giorno, per poter dire che le "superarmi" ucraine, giunte all'ultimo minuto, siano state capaci di costringere i russi a sedersi al tavolo; a tacer poi degli europei, che nel frattempo col loro piano di riarmo trasformavano casa propria in un arsenale, addirittura mettendo soggezione a Mosca.
Sempre per il motivo di dover rivoltare le frittate, così da renderle più gradite, abbiamo anche tanti altri esempi ancora, come quello della conversazione segreta su Signal in cui i vertici americani avrebbero "per errore" inserito uno dei principali redattori di The Atlantic: difficile, però, credere che proprio di un errore potesse trattarsi. Semmai, una notizia che si doveva dare e soprattutto "parafrasare" nel senso giusto, come un avviso o predicozzo agli europei ed ancor più agli israeliani, non ultimo pure agli arabi; ma certo non un errore, ancor meno da descriversi od interpretarsi come il grosso dei nostri notiziari ha invece, anche in questo caso tutt'altro che erroneamente, inteso fare. Nel caso degli europei si può certamente leggere come un predicozzo nell'affrettarsi ad archiviare certe compromissioni con Kiev, anziché continuare ad alzare l'asticella, di là dai loro concreti spazi di manovra di “numeri due” e “numeri tre”. Per il resto, la tempistica coi bombardamenti sullo Yemen non è stata casuale. Dopotutto dal Mar Rosso transita il 3% del commercio americano e il 40% di quello europeo; in più vi sono interessi americani, europei, israeliani, arabi e indiani congiunti, come quello relativo all'IMEEC o Via del Cotone, di cui proprio pochi giorni fa qui parlammo. Andando a colpire soprattutto le navi dirette a fornire Israele, gli Houthi contrastano sì Tel Aviv nel sostegno al suo attuale sforzo bellico, ma al contempo boicottano anche tutti i piani futuri di un corridoio economico marittimo dall'India ad Israele verso Europa e Stati Uniti, mentre quello terrestre dagli Emirati Arabi Uniti ad Israele è ancor tutto da mettere in piedi.
Secondo gli americani, gli europei dovrebbero insomma prendersi una maggior parte di carico, di presidio ed assistenza anche per conto di Washington, e gli israeliani pure si dovrebbero muovere un po' di più in tal senso, anziché "disperdersi" altrove, in un conflitto a Gaza e in Libano che gli Stati Uniti sono sì disposti in parte ad assecondare, ma non al punto da rivelarsi controproducente per i loro interessi e il loro ruolo in Medio Oriente. Per non parlare poi delle tante esercitazioni navali e militari "altrui" nella zona, decisamente molto frequentata, e che non sempre rassicurano Washington; che oltretutto, vedendovi l'assenza europea, s'inquieta ancora di più.