Partito dalla Francia, l'8 maggio Xi Jinping s'è diretto in Serbia, seconda tappa del suo tour europeo. Come già accennato nell'articolo precedente, rispetto alla Francia la Serbia rappresenta una diversa visione d'Europa, e non di meno potremmo dire anche per l'Ungheria. Belgrado non è né membro dell'UE né della NATO, rispetto a Parigi che ne è invece partner storica sia pur con propri distinguo dagli altri paesi dell'Europa occidentale. Se ha saggiato a più riprese un proprio avvicinamento all'UE, con la NATO l'esperienza è stata invece molto più conflittuale ed il ricordo della guerra d'aggressione subita negli Anni ‘90 tuttora continua a pesare. Tanto Belgrado quanto Budapest hanno un passato di paesi socialisti, sia pur con differenti connotazioni ed appartenenze: al non allineamento jugoslavo corrispondeva l'allineamento di Budapest al blocco sovietico, con la partecipazione al Comecon e al Patto di Varsavia. Scioltesi queste due entità, dopo un periodo d'assestamento l'Ungheria è poi entrata nell'UE e nella NATO, differentemente come dicevamo dalla Serbia che invece ha preferito muoversi diversamente. La differente storia e connotazione geopolitica pone tanto Budapest quanto Belgrado su diverse posizioni rispetto a Parigi circa la visione degli equilibri nel Vecchio Continente così come degli attuali conflitti regionali ed internazionali, dall'Ucraina alla Palestina ad oltre. Anche nel caso delle relazioni con la Cina, non colpiscono le similitudini tra Serbia ed Ungheria, con entrambe le nazioni soddisfatte partecipanti della Belt and Road Initiative (BRI) e dalle varie forme di cooperazione reciproca nel tempo stabilitesi ed accresciute con Pechino.
A precedere l'arrivo di Xi Jinping in Serbia, non soltanto la fiducia e le aspettative di un popolo storico amico, ma pure le buone ed incoraggianti parole che il Presidente cinese aveva rivolto agli operai della principale acciaieria del paese, la HBIS di Smeredovo. Uscita segnata dai danni del conflitto e dalla conseguente crisi, dove non mancarono anche pesanti sanzioni internazionali, la faticosa ripresa dell'impianto e della sua città ospitante ha tratto un profondo giovamento dalla successiva ed intensa cooperazione sino-serba, che permette oggi una sicura esistenza a cinquemila persone e alle loro famiglie. Non a caso, prima di giungere in Serbia, Xi Jinping ha voluto ricordare quanto propizi siano stati per lo stabilirsi dei fruttuosi rapporti attuali la tanta storia condivisa e la comprensione reciproca, con un livello odierno di collaborazione e solidarietà internazionale che va oggi a presentarsi come un valido esempio anche per gli altri popoli; e ciò senza dubbio rappresenta un forte incentivo a potenziare ancor più gli scambi economici, culturali e politici che i due paesi hanno a cuore per il futuro. Dall'epoca in cui fu stabilito il partenariato strategico globale, nel 2016, le relazioni bilaterali hanno conosciuto una costante crescita, culminata poi nell'adesione alla BRI e nel suo conseguente sviluppo. Ad unire i due paesi, la completa esenzione reciproca dai visti, voli diretti ed un accordo di libero scambio, che fa della Serbia uno dei più importanti hub commerciali europei su cui anche altri paesi del Vecchio Continente possono contare per aggirare, con le triangolazioni, le sanzioni riguardanti gli scambi diretti. Non sorprende pertanto che l'accoglienza manifestata dai cittadini di Belgrado al Presidente cinese sia stata così partecipata e calorosa, e lo stesso si può dire per quella riservatagli dal Presidente serbo, Aleksandar Vucic, “un amico fidato di farti sentire davvero accolto, a casa".
Nei prossimi cinque anni la Cina, uscita da un anno di crescita al di sopra delle aspettative, sarà alla testa della crescita mondiale fornendole il contributo principale: basti solo pensare che, come da dati del FMI, il suo contributo sarà tale da superare i paesi G7 messi insieme. Ben si può capire l'impatto che ciò potrà avere anche per l'economia serba, che nel difficile quadro europeo ha denotato importanti capacità di tenuta; sei saranno a tal proposito i passi che Cina e Serbia stabiliranno nel corso del 2024 per continuare a costruire la comunità sino-serba dal futuro condiviso della nuova era. Innanzitutto un implementato Accordo di Libero Scambio a partire dal 1 luglio; il sostegno cinese alla Serbia nell'organizzazione della Specialized Expo 2027, con una folta e consistente partecipazione delle imprese di Pechino; una politica di maggior importazioni dalla Serbia di prodotti agricoli d'elevata qualità in Cina; il sostegno a cinquanta giovani scienziati serbi a partecipare a scambi di ricerca scientifica in Cina nei prossimi tre anni; l'invito di trecento nuovi studenti serbi in Cina per studiare e/o perfezionare i loro studi; l'apertura di nuovi voli diretti tra Belgrado e Shanghai come tra Belgrado e Guangzhou. Possiamo dunque intuire come la “comunità sino-serba dal futuro condiviso della nuova era” si ponga oltre una semplice novità dal punto di vista economico e commerciale, o turistico, abbracciando anche numerose altre sfere culturali, scientifiche, interpersonali, su cui andranno a forgiarsi le relazioni future tra i due paesi, ancor più solide ed importanti di quanto già non possano essere oggi. Abbiamo delle consistenti prove della fertilità di un tale rapporto, oltre che dal vincente esempio della HBIS di Smeredovo che il Presidente Xi aveva visitato nel 2016 quando le sue condizioni apparivano meno certe di oggi, anche dal tratto ferroviario ad alta velocità Belgrado-Novi Sad, in funzione da due anni con all'attivo una quota di sette milioni di passeggeri trasportati ed una tempistica di viaggio calata da novanta a trenta minuti. Tale ferrovia, che oggi supera i test completi, si pone anche come collegamento essenziale tra Serbia ed Ungheria, attraversando la regione autonoma settentrionale serba della Vojvodina già parte dell'antico Impero Austro-Ungarico, e contribuendo in termini determinanti pure alla ramificazione regionale della BRI.
E proprio in Ungheria il Presidente Xi Jinping è giunto il giorno successivo, 9 maggio, atterrando all'aeroporto di Budapest; proprio come nel caso della Serbia, anche in questo caso storica è l'amicizia con la Cina, che data fin dalla proclamazione della Repubblica Popolare nel 1949, quando l'Ungheria fu tra i primi paesi anche nella cornice europea a riconoscerla. Anche in questo caso, nel 2017 i rapporti bilaterali sono stati elevati a partenariato strategico globale, accelerando ed approfondendo la cooperazione nel nome della ricerca di reciproci vantaggi, ed incontrando l'opinione popolare già di per sé favorevole a tutelare una tanto storica amicizia tra Cina ed Ungheria. Frequenti sono stati gli scambi ad alto livello negli ultimi anni, con un approfondimento della fiducia reciproca, copiosi risultati nel comune sviluppo della BRI, forti scambi culturali ed interpersonali ed uno stretto coordinamento nella gestione di numerosi dossier internazionali. Non sorprendono, anche in questo caso, le tante similitudini con la Serbia; proprio come con quest'ultima, anche con l'Ungheria è andato creandosi negli anni un nuovo modello di relazioni internazionali, caratterizzate da rispetto reciproco, cooperazione vantaggiosa, giustizia ed equità. Nel 75esimo anniversario dei rapporti diplomatici sino-ungheresi, come espresso da Xi Jinping, si prospettano così ulteriori possibilità per accrescere le già cospicue relazioni bilaterali: incontrandosi col Presidente della Repubblica, Tamas Sulyok, col primo ministro Viktor Orban e con altri rappresentanti ungheresi, il Presidente cinese ha infatti ricevuto entusiastici responsi alla prospettiva di poterle ancor più elevare.
A tal proposito, incontrandosi proprio col suo omologo ungherese Sulyok a Palazzo Sandor a Budapest, Xi Jinping nel ringraziare l'Ungheria e il suo popolo per la loro ospitalità ha anche espresso la propria soddisfazione nell'impegno che hanno profuso per promuovere in tutti questi anni l'amicizia con la Cina. Mosse da mutuo rispetto e paritaria considerazione, Cina ed Ungheria possono perseguire sempre più reciproci benefici e forgiare un esempio nelle relazioni internazionali tale da meglio stimolare anche altri paesi europei: quello tra Pechino e Budapest, nel quadro dei rapporti tra Cina ed UE, è infatti un modello vincente, in grado di suscitare prossime e positive interpretazioni ed ispirazioni. Il forte peso non soltanto politico ed economico nei loro rapporti è ben incarnato pure dal reciproco apprezzamento in campo storico e culturale, come provato dalla forte presenza di pubblico conosciuta dall'esposizione di antichi manufatti dell'epoca Han attualmente in corso a Szekesfehervar; od ancora dalla calorosa accoglienza che Peng Liyuan, moglie del Presidente Xi, ha ricevuto insieme ad Aniko Levai, moglie del premier Orban, alla scuola bilingue sino-ungherese di Budapest, altro importante pilastro per i sani e robusti rapporti tra Cina ed Ungheria della nuova era. Budapest e Belgrado, due capitali di quella che un tempo era chiamata “l'altra Europa” e che tuttora continua ad esserlo, possono dunque presentarsi come un vincente paradigma nel coltivare i rapporti internazionali tanto alla “vecchia Europa” occidentale quanto agli altri paesi di quell'Est Europeo su cui più che mai oggi paiono gravare i venti di rifiuto del dialogo e di chiusura nelle antistoriche logiche da “guerra fredda”. Sono due capitali di un'Europa danubiana, accomunate proprio da quel grande fiume che a suo tempo aggregò intorno a sé un grande Impero, quello degli Asburgo, e un'Europa che non c'è più e che eppure c'è ancora: da queste memorie, differenze e comunanze si può dunque ripartire per muoversi verso percorsi nuovi, mossi da spirito costruttivo e nel nome di una nuova comunità dai destini condivisi.