Tante sono le cose che avvengono in questo mese di novembre, e tutte segnano agli occhi dei più attenti osservatori un impressionante cambiamento dei tempi. Soltanto negli ultimi giorni, oltre al vertice APEC di cui già abbiamo dettagliatamente parlato negli scorsi giorni, si sono tenuti anche quelli del G20 a Rio de Janeiro e della COP29 a Baku. Già a Lima, all'APEC, abbiamo notato una grande attenzione rivolta al Presidente cinese Xi Jinping, che ha indubbiamente surclassato quella dell'antico primus inter pares, gli Stati Uniti. Mentre un Joe Biden ormai “a fine corsa” è parso ripiegato su se stesso quanto la grande potenza che rappresenta, nonostante un colloquio col Presidente Xi che è stato definitivo aperto e costruttivo esattamente quanto quello tenutosi lo scorso anno, è stato il suo omologo cinese a guadagnarsi il centro della scena parlando di un futuro di maggior cooperazione nei rapporti tra paesi asiatici e latinoamericani, accomunati da un Oceano Pacifico che diverrà il fulcro di una loro crescente interconnessione, di una crescita basata sull'innovazione e del perseguimento di mutui vantaggi. Lavorare tutti quanti alla creazione di una “comunità umana dai destini condivisi” è dunque una prospettiva che attira oggi una sempre più convinta ed entusiasta adesione.
Ma anche al successivo G20 tenutosi a Rio, e di cui già avevamo dato annuncio quando parlammo del Summit BRICS di Kazan, la musica non è stata tanto diversa. In Brasile, il Presidente Xi ha toccato un altro argomento fortemente sentito da molti paesi della regione e del G20, quello della lotta alla fame e alla povertà, su cui il suo paese per primo può fornire numerose fonti d'ispirazione a tutti gli altri. Non va dimenticato come la Cina sia riuscita, grazie ad un lavoro esteso e meticoloso passato anche attraverso importanti e continue riforme, a portare 800 milioni di suoi cittadini fuori dalla fame e dalla povertà, dando in questo senso il maggior contributo nel mondo alla lotta contro questi atavici mali dell'Umanità. Anche stavolta, ribadendo il principio di costruire una "comunità umana dai destini condivisi", il Presidente Xi ha attirato su di sé attenzione e plauso tali da surclassare nettamente l'antico primus inter pares, gli Stati Uniti. Chi parla di un futuro di pace, progresso e condivisione, e con un curriculum abbondantemente capace di provarlo, troverà sempre un consenso difficilmente eguagliabile da chi sia solito presentarsi con tutt'altra storia alle proprie spalle e con una visione minacciosa e gerarchica dei rapporti internazionali.
Il G20 è stata un'occasione anche per discutere di altri dossier che in questo momento, ad esempio, impegnano molto i rapporti tra Oriente ed Occidente ed in particolare tra Cina ed Unione Europea. Incontrandone i vari leader, come il Presidente francese Emmanuel Macron e il cancelliere tedesco Olaf Scholz, il Presidente Xi ha ricordato l'importanza dell'uso del dialogo nella risoluzione delle dispute commerciali che dividono Pechino e Bruxelles, a cominciare ad esempio dai recenti dazi varati dalla Commissione Europea per le auto elettriche cinesi. Rinunciare allo scontro e alla rivalità, per puntare invece alla cooperazione, all'innovazione e all'eco-sostenibilità in campo economico, può fornire a Cina ed Unione Europea nuove e grandi opportunità future, in molta parte ancora tutte da sondare. L'industria delle auto elettriche in Cina è in forte espansione e già fortemente legata a gran parte dei Costruttori europei, che insieme a tutta l'industria dell'indotto hanno fortemente criticato i dazi votati dalla Commissione; inoltre i Costruttori cinesi cercano ulteriori partner ed opportunità d'investimento sul suolo europeo, con innegabili benefici economici ed occupazionali. Nei giorni in cui a Wuhan si celebra il target dei dieci milioni di auto elettriche prodotte in un anno, una maggior riflessione in tal senso da parte dei leader europei potrebbe apparire quantomai opportuna.
Rafforzare le partnership economiche globali e lottare contro la corruzione; migliorare la tenuta finanziaria dei paesi in via di sviluppo e dar loro una maggior rappresentanza, oltre a nuovi strumenti per lo sviluppo verde da accelerare globalmente; riformare il commercio mondiale riducendo protezionismi e sviluppando catene del valore inclusive; collaborare più attivamente sull'innovazione digitale e uno sviluppo etico dell'Intelligenza Artificiale; o ancora accelerare la transizione ecologica; tutti questi elementi hanno connotato la proposta ricca e completa offerta dal Presidente Xi per la costruzione di una “comunità umana dai destini condivisi”. Inoltre, proprio come al vertice APEC i rapporti tra la Cina e il Perù hanno conosciuto un importante salto qualitativo, col varo del primo accordo di commercio globale tra Pechino ed un paese latinoamericano, così pure quelli col Brasile, che ha ospitato il G20, hanno visto un ulteriore rinsaldamento. Il Presidente Xi non vi è infatti giunto unicamente per partecipare al G20, ma anche per una più estesa visita di Stato che, oltre alla calda ospitalità dei brasiliani, ha ricevuto anche quella della locale e numerosa comunità cinese: anche quest'ultima, insieme ai consistenti rapporti sviluppati negli anni a livello bilaterale, nel G20 e nei BRICS, rappresenta certamente un forte collante tra Cina e Brasile. Non a caso proprio in quei giorni un importante giornale brasiliano come Folha de Sao Paulo ha pubblicato un significativo editoriale firmato dal Presidente cinese, sui 50 anni di rapporti tra Cina e Brasile.
Infine, abbiamo il capitolo della COP29 a Baku, dove il Presidente Xi non s'è recato personalmente dati gli altri contemporanei impegni già descritti; a rappresentare la Cina in tal sede ha pertanto provveduto il vicepremier Ding Xuexiang. Anche in quel contesto la Cina pare destinata ad acquisire una sempre maggior centralità, stanti gli Stati Uniti attualmente con un Presidente a fine mandato come Biden ed uno nuovo appena eletto come Trump le cui posizioni in materia d'ambiente e contenimento delle emissioni sono già fin troppo note. La Cina è un paese ancora in via di sviluppo e pertanto non ancora propenso ad accettare certi vincoli in materia di lotta alle emissioni che mirerebbero a colpirne i suoi sforzi per continuare a svilupparsi; ed infatti ha giudicato la bozza della COP29 non ancora del tutto soddisfacente, proprio perché la penalizzerebbe insieme a molti altri paesi del Sud Globale di cui è parte. Tuttavia, negli anni, ha acquisito un'indubbia leadership nel campo dello sviluppo sostenibile e della lotta al cambiamento climatico, da sola investendo più d'ogni altro partner mondiale proprio su tali settori e tecnologie. Dalla decarbonizzazione alla transizione verde, fino a tutte le politiche di rimboschimento e protezione ambientale, ci basterebbe osservare le varie statistiche mondiali per renderci conto di come saldamente la Cina già oggi detenga tutti i primati. Anche in questo caso, con un Occidente nel suo insieme sempre più ripiegato su se stesso ed in difficoltà nel portare avanti i propri dichiarati traguardi, i prossimi anni vedranno sempre più unanimemente riconosciuto il primato cinese con una centralità che ancora oggi molti nostri osservatori non sono troppo apertamente disposti a dichiarare.