Sono sicuramente molte le ragioni che intorno alla metà di aprile hanno indotto il cancelliere tedesco Olaf Scholz a perseguire un maggior dialogo con Pechino, con una sua visita di Stato nel paese e l'incontro col Presidente cinese Xi Jinping. Tra tutte queste, molti di noi sono immediatamente portati ad immaginare quelle di natura più economica, anche perché indipendentemente dal tenore degli odierni rapporti internazionali la cooperazione economica tra Germania e Cina nel 2023 non ha fatto altro che salire. Con un ammontare record di 11,9 miliardi di euro, pari al +4,3% rispetto all'anno precedente, questo rapporto sempre più soddisfacente per ambo le parti costituisce anche un'importante voce di sostegno per l'economia tedesca, e proprio l'attuale deterioramento delle relazioni internazionali tra Est ed Ovest lo ancor più prezioso e da salvaguardare. Dopotutto i grandi colossi industriali tedeschi, come ad esempio il Gruppo Volkswagen, oggi più che mai si sostengono proprio sulla ricettività del mercato cinese.
Se dunque ha quasi del miracoloso il buono stato di salute degli attuali rapporti sino-tedeschi, usciti rafforzati da un decennio denso di difficoltà ma rassicurati anche dal clima sereno che ha connotato la conferenza stampa tra Scholz e il premier cinese Li Qiang, non viene comunque meno l'imperativo a lavorare congiuntamente perché i prossimi tempi siano migliori, più stabili e sicuri, e pertanto anche maggiormente propizi sia per gli affari economici che per la sicurezza internazionale. Dall'Ucraina al Medio Oriente, sono infatti molti gli argomenti su cui oggi intervenire manifestando buona volontà e lungimiranza, e da cui nessun attore internazionale può ritenersi esentato.
Nei giorni in cui Scholz visitava la Cina, all'ONU l'Ambasciatore cinese Dai Bing ribadiva la necessità di evitare un crescendo di tensioni tra Israele ed Iran e di rendere effettiva la Risoluzione 2728 per un immediato cessate il fuoco a Gaza, e non minore impegno veniva profuso sul terreno, col Ministro degli Esteri cinese Wang Yi che discuteva col proprio omologo iraniano Amir Abdollahian e il rappresentante speciale per il Medio Oriente Zhai Jun con l'Ambasciatore israeliano in Cina, Irit Ben-Abba Vitale, per trattare i medesimi temi. Fermare la guerra a Gaza, approdare alla soluzione dei due Stati nei confini del 1967, garantire il rispetto della giustizia e del diritto internazionale e dare un'immediata risposta all'attuale emergenza umanitaria sono i primi passi da fare per garantire una prima risposta alla questione israelo-palestinese. E' una posizione a cui anche l'UE, a cominciare dai suoi Stati membri più influenti, deve iniziare ad avvicinarsi con minori ambiguità e in questo senso la maggior vicinanza espressa dal cancelliere tedesco appare come una mossa importante perché finalmente un approccio maggiormente costruttivo venga intrapreso. Condividendo la medesima preoccupazione per la grave situazione umanitaria in corso a Gaza e per il rischio di un ulteriore deterioramento degli equilibri mediorientali, Cina e Germania hanno chiesto l'accesso umanitario garantito, sostenibile e senza ostacoli nel territorio della Striscia, il sostegno al ruolo di coordinamento dell'ONU e dell'UNRWA agli aiuti umanitari, l'attuazione della Risoluzione 2728 già votata in Consiglio di Sicurezza, l'approdo alla soluzione dei due Stati e il congiunto mantenimento della sicurezza della navigazione commerciale sempre secondo quanto sancito dal diritto internazionale, con una particolare attenzione al Mar Rosso.
Per quanto riguarda l'Ucraina, invece, durante la visita di Scholz in Cina è stato ribadito l'impegno congiunto di Berlino e Pechino al rispetto degli scopi e dei principi della Carta ONU, a cominciare da quello dell'integrità e della sovranità degli Stati. Proprio in virtù di tale approccio ambo le parti continueranno sempre a caldeggiare la ricerca di una soluzione politica all'attuale conflitto, dichiarandosi pronte ad organizzare una conferenza ad alto livello in Svizzera così come altre ancora in futuro, affinché tramite i negoziati possa trionfare la linea della pace. Non deve sfuggire come Pechino si attestasse su tale linea già dall'inizio del conflitto, presentando una proposta di pace più volte rifiutata dai partner europei per varie ragioni propensi o costretti all'appiattimento sulla linea politica americana: l'assenza dell'UE come soggetto internazionale capace di esprimere un proprio equilibrio diplomatico ha costituito una grave carenza nello scenario internazionale in un momento storico in cui più che mai sarebbe stato essenziale e in cui oltretutto veniva deciso molto anche del suo stesso destino. E' pertanto da considerarsi positivo che Cina e Germania oggi si trovino congiuntamente a ribadire un'opposizione al ricorso in questo conflitto delle armi nucleari come ad attacchi agli impianti nucleari; che si salvaguardi la sicurezza alimentare, messa a repentaglio dagli sviluppi bellici e dalle sanzioni internazionali; e che si osservi il diritto internazionale umanitario con la protezione dei civili, la liberazione dei prigionieri di guerra di entrambe le parti e il pieno rispetto dei loro diritti fondamentali.
Come vediamo, la posizione sui due conflitti da parte di Pechino è complessivamente la medesima e rispecchia i principi stabiliti dal diritto internazionale. In questo senso, risaltano maggiormente le ambiguità dei partner europei che nonostante le loro pur ricorrenti prove di buona volontà ancora faticano ad uscire dalle secche del precedente appiattimento alla linea diplomatica americana. Poco senso avrebbe in ambito internazionale approcciarsi ai due conflitti in modo diverso, con risultati incongrui per quanto riguardi ad esempio la gestione delle emergenze umanitarie e delle condizioni dei civili. Proprio per tale ragione è fondamentale che i principali paesi europei, stimolando con la loro azione l'intera UE, recuperino una maggior coerenza ed iniziativa diplomatica favorendo il ricorso ai negoziati per l'approdo ad una soluzione politica tanto in Ucraina quanto in Medio Oriente, in primo luogo facendo maggiormente leva sui loro più diretti alleati come Stati Uniti, Ucraina ed Israele.